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La civilta' Celtica |
Moggio Reatino e la civilta' celtica |
Esiste una storia ufficiale di Moggio Reatino: quella desunta da testimonianze scritte custodite in vari archivi pubblici e privati e una versione personale che ci ha lasciato il compianto prof. Manlio Farinacci, convinto assertore della presenza celtica nel sito di Carsulae e dintorni. Su questa materia esiste ampia bibliografia, ma anche studi, approfondimenti, verifiche in continua evoluzione. Convinti di fare cosa gradita, riportiamo, in maniera disincantata, anche questo pensiero riconoscendo all’autore grande lucidita' intellettuale, determinazione e tanto coraggio.
Il prof. Manlio Farinacci era un personaggio conosciuto anche a Rieti, aveva infatti collaborato con la rete televisiva reatina RTR nella realizzazione di alcune interessantissime trasmissioni di Vivicitta'. E’ difficile dimenticare l’emozione provata nel vedere le stupende immagini della nostra zona commentate con dovizia di particolari e grande passione. Eravamo a conoscenza dei suoi studi approfonditi sulla storia celtica, condotti anche all’estero. Nella tarda estate del 1999 lo invitammo a visitare Moggio Reatino, opportunita' che onoro' con grande entusiasmo, nonostante il peso dei suoi anni e il fastidio di una malattia probabilmente gia' avanzata. Volle visitare le viuzze del centro storico, si fermo' a contemplare ogni angolo di quel panorama mozzafiato che e' possibile ammirare solo da Moggio Reatino. Studio' a lungo la struttura della nostra chiesa parrocchiale, rimase particolarmente colpito da una scritta incisa su una lapide. Chiese allora una scala e quando fu vicino al manufatto ricopio' il testo su un pezzo di carta con l'intento di tradurne con calma il significato. Ci concesse una lunga lezione di storia che abbiamo registrato e poi trascritto fedelmente nelle sezioni del sito qui' di seguito.
Il compianto prof. Farinacci prima di lasciare la sua vita terrena ci ha pregato di esprimere deferente riconoscenza e gratitudine a tutti gli istituti di credito reatino per le tante opere ricevute durante gli ultimi anni della sua esistenza.

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Moggio Reatino e le tradizioni celtiche |
Moggio, traducendo dal celtico antico vuol dire, "avvolto nel fumo, o nella nebbia". Infatti, due vocabolari: il Collins e un antichissimo vocabolario celtico, riportano: Mog = fumo, giu' = avvolto. e' da precisare che la definizione trova fedele riscontro osservando il paese dal basso, nei momenti in cui la nebbia risale verso le montagne.
L'immagine fotografica dimostra mirabilmente quanto appropriata risulti la definizione. e' verosimile che dopo l'apertura della Cascata delle Marmore (M. Curio Dentato 290 a.C.) ed il conseguente prosciugamento della piana reatina iniziarono gli insediamenti umani verso i Prati di Stroncone. Moggio divenne allora un importante centro di transito di genti che effettuavano i riti pagani nella zona di confine conosciuta in gergo (ancor oggi) come zona de "Lu Treiu". Il termine, opportunamente scomposto in "lu-tre-iu", significa: le tre luci, ossia le tre posizioni del sole. Esistevano, tre terrazzamenti circolari, del diametro di circa 30 metri, in cui si effettuavano le danze in onore del sole, nei tre momenti del giorno: mattino, mezzogiorno e tramonto.
Il sole nasceva dalla piana di Rieti (l'aquitrino di Rieti). Per i celti di Carsulae (che hanno fatto la storia) era il dio Marmar. Dai francesi apprendiamo il significato della cascata delle Marmore: cascata di dove nasce il sole. Una setta di sacerdoti romani facevano riti al dio Marmar che era "quello che nasceva". A ridosso dei Prati di Stroncone esiste il monte "Spergolate". Lo chiamano "spergolate" dalla contrazione delle parole "us-per-golau-elate", us=che, per=dolce, golau=luna , elate=luce, cioe': che dolce luce di luna. Cosi mentre di giorno al Treio si facevano danze in onore del sole, sul monte Spergolate, di notte, si danzava alla luna. Tradizione fantastica!
Il primo di agosto e' il mese "dell'ugnasad" la festa del raccolto. Oggi come allora, vengono dalla Francia, Germania, Siberia si fermano a Stroncone e a piedi fanno il percorso Stroncone – Moggio fino al santuario di Greccio. Altri raggiungono con le macchine Cesi e sempre a piedi percorrono l' itinerario S. Erasmo – Torre Maggiore continuando una tradizione che dura da 2000 anni. Quando si chiede agli abitanti di Stroncone: che cosa fanno questi stranieri? rispondono: "fanno la via del perdono" in realta' fanno il percorso del paganesimo di una volta.

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Storia di casa nostra |
I Celti furono la 1° grande civilta' europea. Nel 397 a.C essi scesero a Roma dalla parte di Arezzo, quelli del Sannio, venendo da Rieti, risalirono il Nera e occuparono Roma che era citta' celta perche' gli imperatori che la governarono erano uno sabino e uno romano. Nell'abbazia di Farfa in Sabina esiste un sarcofago che ritrae guerrieri a cavallo coperti da vestiario in combattimento contro i celti nudi a terra. I Celti esaltavano lo spirito religioso dei cieli, dei monti, delle acque, della natura stessa. Nel 452 d.C. il congresso di Arles in Francia, convocato sotto Leone I decreto' che tutti i boschi di querce in cui si riunivano i Celti dovevano essere incendiati e quindi distrutti. Questa distruzione non risparmio' nemmeno le nostre zone, fu bruciata la montagna di Piediluco e il Monte Argento (lungo la strada che scende a Marmore). Le montagne di forma appuntita captavano l'energia. Come le montagne, le querce, e i lecci, erano per i Celti, sacri, in quanto mettevano in contatto con il cielo, essi captavano l'energia celeste che proveniva dalla fascia dello zodiaco. Dall'incontro dell'energia solare e terrestre si sprigionavano influssi benefici che assicurano maggiore fertilita' per gli uomini e gli animali. Allora, siccome queste pratiche magiche continuavano, Gregorio I (noto come Gregorio Magno) ordino' (600 d.C.) di costruire chiese in luogo dei santuari pagani. In realta' si trattava di caserme presenziate da Benedettini, una sorta di banda armata assoldata dal Papa, per combattere il paganesimo. I Benedettini provenienti da Norcia, sterminarono tutte le popolazioni pagane della "Val Nerina". Arrivati a Papigno trovarono lo sbarramento di Gallese e la forte resistenza dei ternani, i quali combatterono strenuamente fino a costringere i benedettini a risalire dietro Miranda. Qui fondarono "S.Benedetto in Fundis". La zona di Rieti divenne la Valle Santa della Chiesa mentre Terni divenne la valle dell'archetipo con la valle protetta dagli astri perche' c'e' Torre Maggiore. In questo contesto storico, Moggio assume un ruolo importante, in quanto, qui, confluivano le processioni dei celti che andavano nei vari santuari pagani. Moggio, Rivodutri e Greccio costituiscono un triangolo importante, essi, sono stati testimoni del passaggio dal paganesimo al cattolicesimo. Ecco spiegato il perche' del proliferarsi nel territorio, delle tante rocche: Piediluco (rocca dell'Albornoz), Papigno, Spoleto, perche' esse rappresentavano il centro dove stavano i celti: il centro del paganesimo. Con l'intento di stroncare il flusso di gente che da Rieti, lungo il Velino, risaliva i monti, fino al Treio, il territorio di Moggio, diviene luogo di numerosi presidi armati (caserme). Nell'ottocento sono stati scritti dei libri in cui viene fatta menzione di nomi come Ocrisiva, Issa, Vindena e poiche' non sono stati trovati reperti archeologici di insediamenti umani, erano nomi che identificavano, evidentemente, localita' particolari. Ocrisiva dal vocabolario celtico significa: ocri=montagna, siva= che sussurra, la montagna che sussurra, (montagna dell'eco). Issa vuol dire "parte piu' bassa" e' la pianura della valle dell'eco. Poi Windena che in inglese, greco e tedesco significa vento. La zona a cui ci si riferisce e' caratterizzata da forti correnti d' aria, il territorio di Prati di Stroncone e Moggio rappresenta un grande, immenso canale con fortissime correnti d'aria che si affacia nella piana reatina. Le montagne di Ferentillo, e Moggio, i sentieri per Miranda e Greccio, i boschi, incantarono i celti. Nel 742 si incontrarono a S. Valentino di Terni (che era sabina) Papa Zaccaria e Liutprando re dei Longobardi perché non si doveva toccare Carsule che era il centro della religione pagana. Faroaldo I° diede allo stato pontificio la parte a nord di Roma: Osimo, Magliano Sabina, Orte, fino ad Ancona. Ariulfo I° di Baviera costrui' il regno delle terre Arnolfe di Carsule. Nel 962 le terre Arnolfe furono infeudate ad un certo Arnolfo dall'imperatore Ottone I° di Sassonia un nucleo feudale autonomo attribuito al conte tedesco Arnolfo da cui il nome "Terre Arnolfe". Quando a Spoleto finisce la dominazione longobarda (12° secolo) la valla di Rieti diventa la Valle Santa della Chiesa Cattolica con S. Francesco. I luoghi sacri pagani lasciano il posto ai tanti santuari cristiani. Le abbazie di Ferentillo, S. Benedetto in Fundis, S. Benedetto ai Tieli, S. Simeone, S. Pietro in Valle, erano caserme benedettine di soldati non frati.

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Leggende celtiche |
Celti primitivi si accoppiavano con le donne nel mese di maggio, in modo da partorire nel colmo dell' inverno, quando se ne stavano dentro le capanne per meglio accudire i figli. Quando qualcuna delle donne non restava incinta con i Celti e capitava un forestiero si accoppiava con esso, allora la chiamavano "putten" (dai libri francesi e tedeschi) in Italia non si trovano notizie perche' e' stato tutto purgato dalle abbazie di Montecassino, Sutri, Casemari e Fossanova. In questi luoghi c' erano i testi originali pero' quando gli amanuensi effettuarono le trascrizioni attuarono anche la censura. Tolsero tutto cio' che riguardava il paganesimo allo scopo di farlo dimenticare e accettare il cristianesimo. Le "putten" erano le benemerite della tribu' perche' si accoppiavano con il forestiero che non era della loro razza e quindi ingrandivano la tribu'. Esse accudivano il fuoco (non c' erano i fiammiferi). Nella storia di Roma le "putten", diventarono vergini vestali, per dare nobilta' a Roma. Inventarono la storia della lupa che allattava Romolo e Remo in realta' Romolo e Remo erano figli di una lupa (putten) che per i celti era una nobilta', perche' benemerite della tribu'. In Danimarca in un museo c'e' il calderone di Gundstrup. Il calderone "u callor" in celtico, lu callaru, in reatino e ternano, raffigura il dio Teutates, capostipite dei germanici e l'albero della vita. Il dialetto reatino e ternano e quello corso sono parole antiche, sono le stesse che si trovano nei vocabolari celtici umbru del Galles e della Gran Bretagna. Quando le donne si accoppiavano con il forestiero si avvicinavano a questo callor avevano nel braccio una corona di fiori con nascosto un pugnale. Una volta avvenuta l'inseminazione la donna metteva al collo del forestiero la corona di fiori e quindi lo sgozzava. Il sangue era raccolto nel calderone e veniva fatto evaporare alle divinita' con un tizzone ardente, affinche' il figlio non nascesse bastardo, ma assumesse le caratteristiche dei Celti. Questi usi della civilta' celtica sono descritti in molti libri tedeschi. La Chiesa poi, ha trasformato queste parole, in quanto voleva ricostruire l'impero romano (quello pero cattolico, ossia universale). Il papato ci provo' nel 800, quando la notte di Natale, incorono' re del Sacro Romano Impero Carlo Magno.

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